Direttiva UE “Case Green”: cosa cambia davvero entro il 2030 (e cosa no)

Perché tutti ne parlano

 

Nel 2024 l’Unione Europea ha approvato la nuova direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD 2024/1275), che punta a rendere le case più efficienti e a ridurre le emissioni. La novità importante è che non esiste più l’obbligo uguale per tutti di portare ogni casa in una certa classe (E o D) entro date fisse. Oggi la direttiva fissa obiettivi nazionali sulla media dei consumi del patrimonio residenziale:

  • –16% entro il 2030 rispetto al 2020;

  • –20–22% entro il 2035;

    e chiede che almeno il 55% di questo miglioramento arrivi dal 43% degli edifici peggiori (quelli più energivori). 

 

Per i nuovi edifici, l’asticella è più alta: dal 1° gennaio 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero (per quelli della Pubblica Amministrazione già dal 1° gennaio 2028). Inoltre, dal 31 dicembre 2029 i nuovi edifici residenziali dovranno prevedere impianti solari se tecnicamente ed economicamente fattibili. 


 

Cosa deve fare l’Italia (e quando)

 

Entro il 29 maggio 2026 ogni Stato membro deve:

  • recepire la direttiva con le proprie leggi;

  • stabilire la traiettoria nazionale di riduzione dei consumi per il residenziale (2030–2035–2040–2050);

  • aggiornare l’APE con la nuova scala A–G (A = edificio a emissioni zero; G = quota peggiore del parco).

    È previsto anche il “passaporto di ristrutturazione” come strumento volontario per pianificare gli interventi per tappe. 

 

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha già inserito nel proprio atto di indirizzo 2025–2027 il lavoro per il recepimento della direttiva. 


 

Cosa non è vero (le idee da chiarire)

 

  • “Dal 2030 non si potranno più vendere o affittare le case in classe bassa.”

    Non è così: non c’è un divieto UE automatico alla vendita o alla locazione. Le eventuali sanzioni o limitazioni saranno decise a livello nazionale e potranno essere graduali (es. requisiti minimi, tasse, obblighi informativi). 

  • “Tutti devono arrivare in classe E o D entro date fisse.”

    No. L’UE chiede all’Italia di ridurre la media dei consumi del parco residenziale (–16% al 2030; –20–22% al 2035), concentrandosi soprattutto sugli edifici peggiori. 

 


 

E in pratica, cosa succede al mercato?

 

Anche senza divieti, il mercato premierà gli immobili più efficienti e tenderà a svalutare quelli energivori, specie man mano che ci si avvicina al 2030. Nel dibattito locale (Padova) sono circolate stime macro molto alte sui costi totali per i proprietari (fino a 1.250 miliardi in 7 anni): sono conteggi di scenario per far capire la scala della sfida, non un conto per singola famiglia. 

Dall’altro lato, studi nazionali segnalano che grazie agli interventi 2020–2024 (Superbonus e altre detrazioni) l’Italia avrebbe già coperto circa 9,1 punti del percorso verso l’obiettivo 2030 (–16%), riducendo il “gap” residuo. 


 

Quali aiuti economici ci sono oggi

 

Gli incentivi cambiano spesso: va sempre verificato il caso concreto con tecnico e consulente fiscale. Oggi i riferimenti principali sono:

  • Ecobonus (detrazioni per efficientamento: serramenti, caldaie, coibentazioni…) con invio dati a ENEA. 

  • Bonus ristrutturazioni (interventi edilizi più ampi, aliquote rimodulate 2025–2027). 

  • Conto Termico (contributi diretti gestiti da GSE per pompe di calore, solare termico, ecc.). 

  • Comunità energetiche e autoconsumo (schema GSE). 

 


 

Domande frequenti (FAQ)

 

1) Devo per forza fare lavori a casa mia entro il 2030?

Non c’è un obbligo “uguale per tutti” su una classe minima. Ci sarà però una pressione crescente: l’Italia dovrà raggiungere i tagli medi fissati dall’UE, e potrà introdurre requisiti minimi, incentivi e misure per spingere soprattutto gli immobili peggiori a migliorare. 

2) Cosa rischio se non faccio nulla?

Nell’immediato, svalutazione e maggiore difficoltà di vendita/locazione rispetto a case già efficientate. In prospettiva, il legislatore italiano potrà prevedere obblighi o penalità (ancora da definire nei dettagli). 

3) Ci sono categorie esentate?

La direttiva consente eccezioni e flessibilità ai Paesi (es. vincoli storico-artistici; situazioni tecniche o economiche non fattibili), ma i dettagli operativi saranno nazionali. 

4) Se compro oggi una casa in classe F o G, sto facendo un errore?

No, o almeno: non per forza. Può essere un’occasione se si pianificano interventi mirati (anche per tappe) e si sfruttano le detrazioni: si entra a prezzo più basso e si costruisce valore con l’efficientamento.


 

Conclusione

 

La direttiva “Case Green” non è un muro, ma una strada: obiettivi nazionali, attenzione agli edifici peggiori, strumenti per accompagnare i proprietari.

Chi pianifica per tempo — con una diagnosi energetica, interventi mirati e un uso intelligente degli incentivi — protegge il valore della propria casa e riduce i costi nel tempo.